a loro non gliene frega niente!

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Perché quando qualcuno mi fa un apprezzamento su un vestito, una maglia, un paio di pantaloni, un cappello, un cappotto ecc…. mi sento in dovere di dirgli/le dove l’ ho comprato o chi me l’ ha regalato? Succede solo a me?

E’automatico: “Che bella quella maglia” – “Grazie!! L’ ho comprata alla Sisley di Porta Nuova”

“Wow! Quei jeans sono bellissimi!” – “Grazie! Me li ha regalati mia mamma per Natale l’ hanno scorso”

 

 

…..e chissene?!?!?! Magari al mio interlocutore non gliene frega niente di dove l’ ho comprati, o magari si,perché li vuole anche lui/lei, ma io a prescindere lo dico!

E mi arrabbio perché la cosa mi dà fastidio, ma mi viene spontanea. Non posso farne a meno!!!

Aspetto solo che qualcuno mi dica “Volevo solo dirti che sono belli, non mi interessa se te li ha regalati qualcuno!”. Ma non succederà, perché sarebbe scortese.

Comunque oggi mi hanno fatto i complimenti per un bellissimo abbinamento maglia e cardigan che mi ha esaltato!!

Un natale celiaco

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Nuovo posto di lavoro. Nuovi colleghi e nuovi capi. PRIMO pacco aziendale di Natale della mia vita! Pacco contenente prodotti della tradizione natalizia glutinica italiana: pasta, biscotti, grissini, polenta ai funghi con tracce di glutine e dulcis in fundo, l’ unico gluten free, un ciccioso cotechino (alimento vomitevolmente odiato dalla sottoscritta).

Ok, ormai siamo in tanti, ormai sono tanti anni che ho scoperto la cosa, e non è una tragedia e bla bla bla…… ma che palle!!!! Non pretendo certo che tutti i pacchi di Natale siano per celiaci….d’ altronde con la bontà dei prodotti italiani e la nostra tradizione, perchè mai dei normali cristiani dovrebbero forzatamente mangiare senza glutine? Però sarebbe carino  regalare pacchi in base alle allergie delle persone, no?? No glutine, no nichel, no cazzi, no mazzi……e via dicendo. E non raccontiamoci balle sulle disponibilità economiche aziendali, perchè si sa che le azienda se lo possono permettere, quindi ssshhhhhhhhhh!

Il prossimo anno, o nel prossimo posto di lavoro, dipende, voglio un pacco tutto per me; un bel pacco di gallette di riso al cioccolato e grissini …. così friabili che si spezzano con una scatoletta di tonno!

 

NIENTE LACRIME

Solitamente dopo una lunga esperienza con tante persone, dopo anni passati insieme, dopo aver condiviso la quotidianità, un po’ di tristezza c’è.

Invece mi sento bene. Veramente bene.

Lascio il mio posto di lavoro dopo quasi 4 anni e mezzo. Ho conosciuto tante belle persone, anche se le migliori di loro mi hanno già abbandonato per altri lidi; ho riso, ho pianto, ho urlato….in 4 anni succedono tante cose in un ufficio in cui all’ inizio ti senti come a casa e ti diverti. Poi piano piano tutto è morto. Tutto è scomparso, tutto si è fatto più grigio. La causa sono quelle che vengono chiamate “scelte aziendali”, ma che io preferisco definire menefreghismo e interessi. Quando al primo colloquio di lavoro ti senti dire che l’ azienda (piccola) è una grande famiglia e lavori con persone che conosci da anni, quasi ci credi. Ingenuamente. Poi la verità. Il lavoro è lavoro. E poco importa se facciamo finta di interessarci gli uni agli altri, quello che prevale sono altri tipi di interessi. E questo a discapito di chi un minimo di umanità riesce a mantenerla, nonostante le delusioni.

Ancora 3 giorni poi saluto tutti. Mi hanno “mandato via”, hanno fatto in modo che scappassi, ma probabilmente hanno fatto la mossa migliore, perchè non sono mai stata così felice di lasciare delle persone per scoprirne altre. Certo, chi ha lasciato un segno nel mio cuore rimarrà. C’è anche chi da amico si è rivelato “nemico” e forse questo è stato uno degli aspetti positivi di lavorare qui: il vedersi saltuariamente fuori, l’ ubriacarsi e divertirsi il sabato sera, non vuol dire veramente essere amici. L’ ho scoperto a mio discapito. Essere amici è rispetto reciproco, che ci dimostriamo ogni giorno, e c’è chi ha fatto tutto il contrario…..quindi grazie. Grazie a questi anni e a questo posto per avermi aperto gli occhi su tante cose, per avermi fatto trovare delle persone speciali e fatto perdere chi di speciale non aveva proprio nulla. E per avermi insegnato qualcosa che mi porterò dietro sempre, a livello lavorativo e morale.

Ciao ciao.

 

Pensavo fossi un amico invece eri un canguro

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Troppe volte mi sono ritrovata a pensare, a valutare, a cercare di sentire emozioni trasmesse dai cosiddetti “amici”, ma troppe volte non ho sentito nulla. Ho anche pensato di essere io quella distante, quella menefreghista, quella a cui non interessa troppo l’ amicizia. Ma ora ho capito. Dopo l’ ennesima delusione, dopo l’ ennesima speranza, questa volta ho capito.

Non sono io quella che “dopo che si è fidanzata ha iniziato a non farsi più vedere”. Non sono io quella che  “tanto tu non esci mai quindi è inutile che ti scriviamo; quando vuoi uscire ti fai sentire tu”. Sono solo scuse. Le classiche scuse che da sempre servono ad addossare la colpa della lontananza per camuffare il poco interesse nel reciproco rapporto.

Io sono una persona di cuore. Sono una che dà tanto. E per carità….sono anche una stronza quando voglio, lo sono anche diventata con tutte queste delusioni e queste batoste che mi sono presa negli anni, ma non sono cattiva. E’ sempre stato un circolo vizioso. Più dò, più me la prendo nel culo (scusate il francesismo). Perchè è proprio così, più ti dai agli altri senza interessi nascosti più la gente, molta gente, sa che ne può approfittare. Sarà stata la paura della solitudine, ma per troppo tempo ho fatto finta che mi interessasse veramente stare dietro al “gruppo” per  sfogare le mie frustrazioni.

Ho capito che non è vero. Io sono più da “pochi ma buoni”, non da 753 amici ma tutti così….tanto per….perchè fa figo dire di avere tanti amici. Quali sono poi quelli veri? Dopo che passi anni ad andare alle serate più “cool della city”, nei locali più alla moda, agli eventi più frequentati…..cosa ti rimane? Ti diverti, si, ti diverti eccome, ma non scopri veramente le persone con queste cose. Le persone si scoprono, si sentono, con le parole davanti ad un bicchiere di vino e la tranquillità di lasciarsi andare senza pensare a fare colpo.

E se tu non sei più quella che va alle serate all’ avanguardia, nelle zone “in”, con la gente giusta (giusta per chi poi?), non sei tu quella sbagliata. Sono gli altri che danno importanza solo all’ apparenza, solo al poter dire “Ieri c’ era la festa anni 90 al local tale dei tali…..e io c’ ero!” Wow! Congratulazioni! Hai vinto una maglietta Hipster alla moda!

Io so di poter dare vero valore all’ amicizia, a quell’ amicizia che si conta sulle dita di una sola mano, e pure ne avanza….

Mi piace paragonare questa gente a dei canguri, che saltano di quà e di là, col marsupio pieno di persone e parole false, e apparenze che prima o poi perderanno per strada….e allora si che si sentiranno vuoti.

una nuova stella

Avrei voluto salutarti un’ ultima volta, ma non ne ho avuto il coraggio, e quando finalmente mi ero decisa è stato troppo tardi.

Non è giusto, nessuno se lo merita.

Mi ha insegnato l’ amore, la passione, la felicità e il condividere la quotidianità con una persona che ti completa.

Senza di te, nonostante sia passato del tempo, degli anni, tante esperienze e ognuno abbia poi preso la propria strada…..senza di te se n’è andato anche un pezzo di me. Con te sono cresciuta, ho amato e sofferto, ho riso e pianto….e piango e ancora tanto piangerò.

Ciao Ste.

Ti vorrò sempre bene.

Necessità

Quando ti rendi conto che tutto quello che hai di più importante nella vita si sta allontanando ti viene il panico.

Piccole cose, quotidianità che deprime sempre di più. Ci si vede poco, quando ci si vede si è stanchi. Poco tempo per pensare ad altro, svagarsi, godersi il tempo insieme. Troppo pensieri, preoccupazioni…..quando si è grandi è così.

Vorrei tornare bambina per non dover pensare a tutte queste cose e giocare solo con le mie bambole e i miei colori. Le bollette, la casa, il lavoro, le preoccupazioni………è difficile!

Mi sono sentita mancare la terra sotto i piedi al solo pensiero di perderti, di te che ti senti solo perchè io non ci sono mai, non per volere mio, ma comunque non ci sono.

Non posso vivere senza di te. Sei la mia luce, la mia aria, la mia linfa.

Apparentemente tutto bene

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Arrivano sempre, nella vita, i momenti di profonda riflessione. Quei momenti in cui dici “Ma come cazzo sono fatta? Che diavolo sta succedendo? Perchè non riesco ad essere rilassata a serena per, non dico tanto, ma almeno una settimana all’ anno? Perchè c’è sempre qualcosa che non va, dentro e fuori?”

E questo è uno di quegli ennesimi momenti che, purtroppo, stanno diventando sempre più frequenti negli ultimi tempi. Il tutto scatenato, stamane, da una discussione con amico/collega. Discussione che mi ha fatto riflettere sul mio essere, su come veramente io non riesca ad intrattenere rapporti normali con il prossimo. Ho tanti difetti:

1- sono morbossamente attaccata a certe persone. Non riesco a pensare ad un rapporto di amicizia condivisa, ma cerco sempre l’ esclusiva, cerco sempre di essere “quella con cui hanno un rapporto particolare, speciale, diverso”

2- sono ossessionata da una persona, dal rapporto con lei, dal volere sempre in qualche modo condividere certe cose con lei, anche le più banali, e ricollegandomi al punto 1, sperare che veda in me una persona con cui ha un rapporto diverso da quello che ha con altri. (ovviamente è tutto nella mia testa, io per lei sono un’ amica come altre)

3- sono troppo paranoica: analizzo tutto sempre troppo nel dettaglio, fino in fondo; gesti di routine o fatti da certe persone, senza un particolare motivo, io li vedo in modo differente, vedo una finalità o un certo sentimento in quel piccolo abbraccio, in quel messaggio, in quel “vai a prendere il caffè?” – che per me diventa “Andiamo insieme che voglio stare con te” – o al contrario “Vorrei fare due passi da solo/a” – che per me diventa “Non mi stare intorno che oggi mi hai fatto qualcosa e non voglio condividere il mio spazio vitale con te”

4- sono acida, stronza, cattiva, invidiosa, gelosa e chi più ne ha più ne metta

Tutto questo mi ha portato, nel tempo, ad allontanare molte persone da me. Il fatto che spesso mi venga detto che sono una persona solitaria ed indipendente mi spaventa, perchè ho paura che questa “indipendenza” sia il frutto della solitudine che è arrivata dall’ odiare il mondo e che quindi la gente non voglia stare con me perchè trasmetto sentimenti negativi (e ci ricolleghiamo al punto 3 – paranoica!)

Sono pensieri che regolarmente mi attraversano la mente ma che mi logorano piano piano, e questo non va bene, compromette la mia serenità, la serenità della relazione con il mio fidanzato (che mi ama, incredibilmente, alla follia e mi sopporta anche quando sono così – quando decido di dirglielo per lo meno) e dei normali rapporti quotidiani con amici, colleghi…..gente!

Sono stanca di fare finta che queste cose non esistano e stanca di dire che sto bene. NON sto bene, non sono felice, non sono tranquilla, NON SONO. Appaio.

relax, take it easy!

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Credo di avere un problema di relazione/comunicazione con chi vive la viabilità cittadina torinese. Gli autisti – di qualsiasi mezzo siano, dall’ autobus al tram, dal treno alla macchina – mi odiano. I passeggeri dei mezzi (che, mio malgrado, mi tocca prendere quotidianamente per arrivare a lavoro) mi insultano in continuazione, mi guardano male.

Per dire, un giorno l’ autista del 4 (tram torinese discretamente grosso e “pauroso”) mi ha lanciato un’ occhiataccia, fulminato in un sol istante con il suo gelido sguardo blaterando qualcosa che, causa vetro, non ho compreso – ma si capiva stesse sbraitando- perchè la sottoscritta, piccola e relativamente svampita per strada (avrei bisogno di un assistente che mi accompagni nel tragitto casa lavoro) scendendo dal marciapiede con un misero passo attendendo la svolta del suddetto mezzo per poi attraversare sulle strisce, si è leggermente sbilanciata in avanti inciampando in un tombino. Interpretazione del “guido” palesata dall’ occhio indiavolto: “Dove cazzo credi di andare?!?!??!”

Giorno successivo ( o precedente?) sempre stesso tram (forse il mio problema è con il 4…) – che alle 8 del mattino è decisamente pieno, visto che attraversa completamente la città, passando dal centro, in cui si riversano i classici impiegati medi (eccomi!) per le loro 8 ore lavorative – mi ritrovo schiacciata da energumeni alti almeno il doppio di me (ci vuole poco) davanti alle porte di ingresso. Entra una delle persona più mastodontiche mai viste in vita mia, già visibilmente nervosa per la difficoltà di incastrarsi nel marasma di gente. Passando mi dà una spallata che mi porta a reagire con un delicato “Minchia!” – tradizionale termine sabaudo utilizzato smesso come intercalare, per esprime stupore o disdegno – provocando in lui una reazione a dir poco psicotica. Inizia ad urlare e lamentarsi del fatto che la gente non capisce che deve spostarsi dalle porte d’ ingresso dei tram/bus ( e dove diavolo mi metto se non c’è posto?!?!? mi attacco come le scimmie in alto dondolando al passaggio di chiunque abbia un’ espressione omicida come la tua?!?!?!) per far passare chi sale e bla bla bla e bla bla bla, rivolgendosi però direttamente a me che rispondo (lo so, spesso dovrei chiudere sta ca**o di bocca) con apparente gentilezza  – dentro mi sta esplodendo una bomba –  suggerendogli un semplice”permesso” ……..non sia mai!!!! Questo inizia a dirmi “Eccerto, a te te lo chiedo eh? proprio attttte!!! e dhfaofhwithwoig!” Mi stava partendo la valvola…fortuna volesse che era la mia fermata….. con una pupilla lanciafiamme, pronta a sparare, l’ ho guardato un’ ultima volta e, grazie al cortese collega che mi trascinava per il braccio chiedendomi che diavolo fosse successo, mi sono incamminata verso l’ ufficio.

In sostanza….la gente dovrebbe stare più calma, soprattutto di mattina.

Relax…..take it easy! (minchia che nervoso! )

lontano

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L’ amore è il tuo profumo che sento anche quando non ci sei

L’ amore è quel pensiero che non ti abbandona neanche per un minuto, tutti i giorni

L’ amore è la banalità delle frasi da film o da bacio perugina scambiate i pochi minuti prima della partenza

L’ amore è pensare che per tutti questi giorni, anche a km di distanza, tu sarai vicino a me

i soliti italiani

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“Bello fare i froci col culo degli altri”

Non è una frase che mi piace, perchè ha in sè della discriminazione, ma rappresenta al meglio la mia attuale situazione lavorativa.

Lotti per le ingiustizioe subite nel corso degli anni e poi trovi tuoi “pari” che approfittano della situazione lanciando te in avanti e godendo dei risultati.

Sono stufa di questa gente. Prendetevi le vostre responsabilità, mettetevi in prima fila una volta tanto, tirate fuori le unghie, non limatevele mentre gli altri se le fanno rompere. Perchè arriverà il giorno in cui la lima non ve la darà più nessuno e allora si che avrete bisogno di supporto, ma troverete solo il vuoto intorno a  voi!